La prima linea di ricerca parte dalla considerazione che le dinamiche di spopolamento delle aree interne hanno contribuito ad amplificare gli effetti disastrosi degli eventi naturali.
Pertanto, la ricerca proposta ha come obiettivo la definizione di metodologie operative attraverso le quali le conoscenze tecnico-scientifico-umanistiche sul territorio possano integrarsi per essere efficacemente adottate nell’ambito della prevenzione e mitigazione dei rischi naturali e ambientali.
L’interazione tra i diversi saperi condurrà alla redazione di un protocollo di valutazione e linee guida di intervento, rivolto agli enti locali, che si configura come uno strumento per la mitigazione e la prevenzione dei rischi, propri e/o indotti, dalla scala territoriale fino alla scala dell’edificio.
La seconda linea di ricerca riguarda, nei territori definiti come aree interne (il 60% circa del territorio nazionale, con una popolazione superiore a un quinto), un approfondimento delle traiettorie che coniugano conservazione e sviluppo.
In anni recenti, il tema delle aree protette (che nel solo Lazio interessano circa l’11% della superficie totale) ha portato a ridiscutere la fisionomia del parco: da strumento eccezionale di tutela limitato ad ambiti ridottissimi, esso va sempre più caratterizzandosi come uno strumento di intervento dei pubblici poteri in più vaste porzioni di territorio che vedono anche una attiva presenza dell’uomo che già in esse svolge attività produttive. Questa nozione di parco ben si presta più in generale al confronto costruttivo tra scienze dell’uomo e scienze della natura, e come paradigma di sostenibilità.
Occorre pertanto puntare, nel binomio produzione di territorio-riproduzione di paesaggio, su forme proattive di stanzialità che sappiano attivare traiettorie di sviluppo bottom-up attingendo al capitale naturale e alla vasta riserva di biodiversità che costituisce valore anche per le popolazioni urbane.
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