Presentazione di volume

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Presentazione di volume
Venerdì 11 ottobre 2024 si terrà la presentazione del volume

Fra doppi muri.
Cultura e arte claustrale femminile a Roma in età moderna

a cura di Saverio Sturm e Sabrina Norlander Eliasson

Saluti istituzionali
Ulf R. Hansson | direttore dell’Istituto Svedese di Studi Classici
Giovanni Longobardi | direttore del Dipartimento di Architettura Università degli Studi Roma Tre 
Alessandro Tortorella | direttore del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno 
Introduce Dacia Maraini
Interventi di Maria Giulia Aurigemma Mario Bevilacqua.
Saranno presenti i curatori del volume.

Venerdì 11 ottobre 2024 | ore 17.00
Sala della biblioteca dell’Istituto Svedese di Studi Classici
Via Omero, 14 - 00197 Roma
Per info e prenotazioni eventi@isvroma.org

dalla prefazione di Dacia Maraini:
Questo libro affascinante ci invita a riflettere sul rapporto complesso e intenso che è sempre esistito nella storia fra architettura e spiritualità. La pietra, gli archi, le finestre, i cortili possono racchiudere un progetto di vita ed esprimere una aspirazione al cielo? Gli architetti di tutte le epoche si sono proposti il problema e hanno risposto con templi, mausolei, chiese, basiliche, santuari. Ma mentre era piuttosto semplice creare luoghi di culto la cui funzione era chiara e prevedibile, non era facile costruire luoghi di reclusione per migliaia di donne che spesso non avevano delle vere e proprie vocazioni, ma venivano rinchiuse in convento dalle famiglie che rispondevano alle ragioni severe del maggiorasco.
Come trasformare una prigione in un luogo accogliente, che ispiri una vita collettiva serena, in cui ogni gesto quotidiano viene condiviso e controllato? Come alternare la comodità di alcune celle con la dura rinuncia a ogni vita famigliare? Gli architetti avevano il compito di conciliare le durezze di una prigione con le comodità di una dimora che sarebbe durata, non solo tutta la vita, ma persino il dopo vita, nel silenzio della morte. Ci sono riusciti? A volte sì, a volte no.
Molto dipendeva dai committenti, che fosse la Chiesa ufficiale, con le sue idee restrittive del ruolo femminile, o che fosse qualche privato che voleva aiutare le giovani donne a non sentirsi oppresse dalla reclusione.

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